DI MAIO A COSENZA :DOPO LA SCONFITTA DELLA POVERTA’… LA PROMESSA DEL SORRISO E DELLA FELICITA’ AGLI ITALIANI…

DI MAIO A COSENZA :DOPO LA SCONFITTA DELLA POVERTA’… LA PROMESSA DEL SORRISO E DELLA FELICITA’ AGLI ITALIANI…

Il nostro Bernardino Telesio dall’alto di Colle Pancrazio si sarà chiesto perché mai la città incardinata al suo nome sia stata blindata e resa inagibile in relazione alla venuta del vice-premier Luigino Di Maio. Uomo di punta del governo del cambiamento, del decreto “dignità”, del reddito di cittadinanza, della lotta alla corruzione e,in itinere, del decreto “famiglia”, che si nutre di popolo e populismo in ogni sua esternazione, cosa aveva da temere dal pacifico popolo cosentino?

A parte qualche sberleffo,infatti, nessuno striscione che richiedesse l’intervento della Digos o dei vigili del fuoco. E’ entrato da un ingresso secondario al cinema Tieri dopo aver salutato distrattamente, con incedere da ministro democristiano consumato, la folla nella piazza rigorosamente transennata.

Nel cinema tutti i posti occupati dal popolo grillino amalgamatosi ieri nel “vaffa” di Beppe Grillo ed oggi nel culto del potere per il potere,per i vantaggi e le convenienze che offre al centro come nelle periferie a cominciare dai quei 15 mila al mese quando nei call center se ne prendevano 300. L’occasione è stata la campagna elettorale per le europee e la presentazione dei candidati nella circoscrizione sud.

Di Europa si è parlato perché tutto dipende dal risultato  che uscirà dalle urne  e del peso che il M5Stelle potrà avere nel parlamento europeo. L’obiettivo è quello di potere costituire un gruppo che in qualche modo possa essere ago della bilancia nelle maggioranze che si andranno a formare sulle decisioni da prendere.

Di Maio ha parlato molto della corruzione politica, quella che coinvolge i politici che operano nelle istituzioni, per sferrare un siluro contro il PD e Zingaretti che ,secondo Di Maio, avrebbe dovuto espellere dal partito il presidente Oliverio sin dal primo avviso di garanzia.

E sempre cavalcando la corruzione, riferendosi al decreto sulla sanità calabrese,ha affermato che la sanità in Calabria è stato un bancomat per i politici. Si è guardato bene,democristianamente, dal fare qualche nome e dall’indicare qualche situazione concreta accertata dalla magistratura. Ha sparato nel mucchio a fini elettorali mentre era l’occasione buona per far saltare il tombino di quella fogna che è la sanità in Calabria, con bilanci passivi e fatturazioni doppie, un debito accumulato enorme e gli ospedali ormai ridotti a livelli da quarto mondo. Mai come oggi il diritto alla salute dei calabresi è stato a rischio e questo spiega la migrazione verso gli ospedali del nord.Per chi se lo può permettere.Di Maio,che è vice-premier del governo che ha voluto il decreto con super poteri ai super commissari, è stato omissivo su chi porta la responsabilità dello sfascio della sanità.

Infine,poiché  l’autosuggestione fa brutti scherzi, si è lanciato a prefigurare l’Italia che lui costruisce giorno per giorno al governo del cambiamento, presieduto dall’avvocato del popolo Conte e sostenuto dalla Lega di Salvini, a cominciare dal decreto “dignità”  e dallo storico annuncio della povertà grazie a lui e Salvini sconfitta.

L’ultima allucinazione avuta sul palco del Tieri a Cosenza è la promessa, come prossimo obiettivo del governo, del sorriso e della felicità fatta agli italiani. Nessuno nella storia dei popoli si era mai avventurato a tanto da Pericle ad Alessandro Magno a Federico II.Ma mai dire mai.Soprattutto in politica.

Il primo riscontro lo avremo a giugno, quando partirà la decurtazione delle pensioni di 1.500 euro effettuata per finanziare il reddito di cittadinanza.Non riusciamo a immaginare i sorrisi all’indirizzo del governo e di Di Maio ma riusciamo a prevedere l’ondata di moccoli e di “vaffa”coi quali Di Maio dovrà fare i conti.