ELEZIONI REGIONALI:MANOVRE DI AVVICINAMENTO GUCCIONE-OLIVERIO

ELEZIONI REGIONALI:MANOVRE DI AVVICINAMENTO GUCCIONE-OLIVERIO

Se qualcuno ancora si meraviglia delle giravolte della politica e da chi la interpreta e la rappresenta, vuol dire che non ha capito nulla. Definita l’arte del possibile, nel senso di riuscire a conciliare  gli opposti con un punto di compromesso, la politica di fatto è esposta a tutte le nefandezze di cui è capace l’animo umano per amore del  potere.

Per la politica e per il potere  si rompono vincoli familiari, si tradiscono gli amici,  si è pronti a qualunque compromesso. Non deve scandalizzare.

I fini alti della politica, l’interesse generale, la tutela dei beni comuni, il superamento delle disuguaglianze, uguali opportunità di partenza per tutti sono categorie astratte che possono impegnare le coscienze  ma non le carriere dei politici.Siamo seri. Si chiama consenso ma è scambio di interessi e di convenienze in un determinato contesto storico, influenzato dall’andamento dell’economia e dai bisogni insoddisfatti.

Ciò premesso, non desta meraviglia se, nel corso di un convegno sul welfare, Carlo Guccione, consigliere regionale PD e antagonista irriducibile di Mario Oliverio, unico vero consigliere di opposizione a Oliverio, meritoriamente, ha improvvisamente cambiato registro arrivando a sostenere che lui non ha mai litigato con “ Mario”  ( ha utilizzato il nome di battesimo senza cognome).

Si è trattato di valutazioni politiche-ha spiegato Guccione-nel rispetto di quel confronto dialettico che ci deve essere in organismi di governo in cui ognuno deve fare la sua parte. Come a voler dire: se Oliverio ha il diritto di governare, io ho il diritto di  entrare nel merito della sua azione di governo.E come dargli torto.

Ma eravamo fermi a quell’annuncio che, in caso di primarie, Guccione avrebbe contrastato con la propria candidatura quella di Oliverio.Una sorta di resa dei conti finale a conclusione  di quasi cinque anni di opposizione dura e costante.Non è nemmeno il caso di interrogarsi sulle ragioni che hanno portato Guccione all’endorsement , appena accennato,  verso Oliverio  perché è nella logica delle cose accadute durante la scalata di Zingaretti alla segreteria nazionale del PD.

Con liste diverse Oliverio e Guccione hanno sostenuto Zingaretti e, verosimilmente, in vista delle europee di maggio, Zingaretti ha invocato l’unità a Roma come in periferia. Da valere ancora di più  fra chi ha sostenuto la sua candidatura.E sarebbe già questa una ragione sufficiente.

Me c’è dell’altro  e riguarda le regionali di novembre. Per mancanza di alternative  probabilmente,  la candidatura di Oliverio  diventa una scelta obbligata e , se così è , Guccione non può  non tenere conto della reciproca convenienza a deporre le armi e vedere il da farsi .Hanno l’un l’altro di che scambiarsi  nel tentativo di  sconfiggere il centrodestra con Mario Occhiuto. Finisce così , con una tregua di convenienza o una pacificazione forzata, il confronto  , definito “dialettico”da Guccione, che ci ha regalato una critica puntuale, fondata  e rivelatrice  di quel vaniloquio inconsistente che è stato il quinquennio targato Mario Oliverio.

Rimane da vedere se Guccione ci va a guadagnare o a perdere. Quanti si proponevano, dentro e fuori dal PD, di votarlo alle primarie se avesse mantenuto la decisione di candidarsi, prenderanno le distanze. Il merito di Guccione era e rimane quello di  avere disvelato tutte le magagne e le millanterie di Oliverio nella sanità, in agricoltura,nella gestione dei rifiuti,nell’utilizzo dei fondi europei, negli investimenti finanziari in “derivati” di cui nessuno ha dato conto, nel mancato utilizzo delle risorse disponibili e delle opportunità offerte dai governi nazionali, a cominciare dalla ZES (Zona Economioca Speciale). Peccato, ci eravamo piegati ad apprezzarlo ma forse sbagliavamo.