DI MAIO FA UNA COSA DI SINISTRA…. I NOMI PER IL CRAC DI CARIGE

DI MAIO FA UNA COSA DI SINISTRA…. I NOMI PER IL CRAC DI CARIGE

Ci eravamo ormai dimenticati della scatoletta di tonno , metafora del parlamento italiano, da aprire e metterne sul tavolo il contenuto.Eppure era stato uno slogan di battaglia del M5Stelle, ansioso di portare allo scoperto privilegi, rendite, affari , collusioni, complicità della “casta”a danno dell’interesse generale (Rousseau) e del bene comune.

Rientrava nell’assunto grillino che  il sistema con la sua casta va demolito e poi si vedrà, nella certezza che peggio non può andare.Contemporaneamente, al grido di battaglia“onestà…onestà…”, combattere corruzione ed evasione fiscale. Su queste promesse,oltre che sul reddito di cittadinanza, il M5Stelle ha costruito la sua fortuna elettorale (32%) che però, oggi, viene ragguagliata nei sondaggi al 25/26 per cento contro il 32,6% della Lega di Salvini che era al 17 per cento.

Ovviamente ci si rende conto che una cosa è fare promesse in campagna elettorale e ben altra cosa è poterle mantenere se  mancano le risorse necessarie . I cinquestelle stanno imparando , a colpi di brutte figure e marce indietro, a fare i conti con la realtà e a prendere in considerazione i numeri, anche con i decimali, visto che questi numeri condizionano la spesa pubblica,regolano i rapporti internazionali e i mercati finanziari.

Per il reddito di cittadinanza come per la modifica della legge Fornero si è dovuto ricorrere a una quantità di  “paletti” per farle approvare e non è detto che i problemi siano finiti. Ma si è capito che forzare la mano non era possibile, sfidare Bruxelles nemmeno e ci si è accontentati. Rimane tutta la pubblicistica sul “reddito di divananza “, definizione fatta propria da quanti ritengono che alzarsi al mattino e aspettare sul divano ben tre offerte di lavoro ,ricevendo durante l’attesa 750 euro al mese, qualche legittima reazione la suscita in chi si alza al mattino e va a lavorare facendosi magari un’ora di treno. Comunque è andata.

Il discorso cambia se le promesse fatte in campagna elettorale non hanno bisogno di risorse finanziarie, quei miliardi che vanno e vengono nella legge di bilancio. Combattere la corruzione e l’evasione fiscale consente, anzi, di reperire risorse sottratte disonestamente allo Stato e quindi alla spesa sociale (sanità,scuola,strade,trasporti, welfare, opere pubbliche ecc.ecc.) a danno dei cittadini onesti che pagano tributi e tasse con grandi sacrifici. In questa direzione i 5Stelle non si sono mossi preferendo i vitalizi parlamentari (che erano già stati eliminati) e l’annuncio di ridurre il numero dei parlamentari e le loro indennità.Di là da venire.

Invece, a sorpresa, forse perché alla ricerca di performance politiche per contenere la sovraesposizione di Matteo Salvini, Luigi Di Maio intervenendo alla Camera sulla vicenda della Cassa di Risparmio di Genova (CARIGE) ha fatto quello che nessuno si aspettava cioè i nomi di coloro che ritiene responsabili del fallimento della banca e che,per conto loro, si sono liquidati compensi milionari.Una ovvietà se ci si riflette, cioè chiamare a rispondere chi ha provocato il disastro e ora si aspetta che ,con i soldi di tutti gli italiani cioè dello Stato, si copra il buco.

Forse Di Maio non lo sa ma si fa una “cosa” di sinistra quando si chiede conto a “lor signori” delle loro malefatte e dei loro arricchimenti a danno dei risparmiatori e della comunità nazionale.

I nomi fatti da Di Maio portano in alto, molto in alto, dove  il potere bancario incrocia la politica. Se Di Maio facesse pure i nomi di chi ha portato il Monte dei Paschi di Siena al disastro scoprirebbe un filone d’oro elettorale in vista del voto di maggio.

Agli inizi della Prima Repubblica c’era un parlamentare del PCI, Giancarlo Paietta che, a fronte di uno scandalo tutto democristiano che riguardava la Federconsorzi, si  presentava in televisione, alle tribune politiche, e il suo mantra era :”Vogliamo i conti ! “.Finchè non li ottenne e venne fuori il marcio.Erano gli anni d’oro del PCI e  Giancarlo Paietta non ha lasciato eredi.

Per concludere:se Di Maio vuole recuperare terreno e mettere in difficoltà Salvini e la Lega, scateni una offensiva su corruzione, evasione fiscale, rendite di posizione, indennità immeritate di boiardi di Stato e banchieri nonché  superstipendi di dirigenti e funzionari regionali prevalentemente incapaci. Oppure teme democristianamente di perdere voti ?