LUIGI DI MAIO STA SCRIVENDO LA STORIA….DELLA SUA AMBIZIONE…

LUIGI DI MAIO STA SCRIVENDO LA STORIA….DELLA SUA AMBIZIONE…

Passerà anche questa e quando avremo conoscenza di quanto è avvenuto nelle segrete stanze della politica in questi inutili 70 giorni, avremo di che riflettere.Tutto dava per scontato che nel week end di lavoro serrato Lega e 5Stelle avessero trovato la “quadra”,come si dice in Padania.Ma già l’annuncio che Lega e 5Stelle sarebbero andati dal capo dello Stato separatamente autorizzava qualche dubbio sull’accordo raggiunto. Le dichiarazioni rilasciate sia da Di Maio che da Salvini ,dopo l’incontro col capo dello Stato, allontanano l’approdo e riportano la trattativa in alto amare.Non c’è da stupirsi. I programmi e il progetto sociale delle due formazioni politiche non sono sovrapponibili.Chi tira da una parte e chi tira dall’altra. Mentre Salvini avverte la responsabilità di essere franco con gli italiani che seguono le trattative,Luigi Di Maio continua a offrire performance di reincarnazioni democristiane con un linguaggio allusivo  ed evasivo, autoreferenziale ma falso nei contenuti.Ha affermato che in questi giorni “sta scrivendo la storia” senza avvertire l’esigenza di un profilo più basso quanto mai opportuno.Per lui il “popolo” sono gli 11 milioni che hanno votato M5Stelle e non i rimanenti 21 che hanno votato diversamente e meno che mai quelli che sono rimasti a casa (14 milioni circa) per non dire i 49 milioni che mancano ai 60 milioni di italiani censiti sul territorio nazionale.L’ossessione di Di Maio rimane la conquista della presidenza del consiglio, costi quello che costi, sordo alle spiegazioni provenienti da più parti che l’affermazione elettorale del M5Stelle non è traducibile in vittoria e conseguente diritto alla presidenza del consiglio. E’ la legge elettorale che lo stabilisce,la stessa che riconosce essere il M5Stelle la formazione che ha ottenuto,rispetto alle altre,ilò maggior numero di consensi. Che non bastano ,però,per rivendicare la presidenza come un diritto.Il “popolo”,semmai, numericam,ente ha detto il contrario.Ma lui insiste, ancora nelle ultime ore.Di lui Giorgetti,la vera mente pensante della Lega e dominus della trattativa in corso, destinato a ruoli di primissimo piano,ha detto-in un fuori onda- che “Di Maio non conta un cazzo” e non può essere presa come una esternazione estemporanea. Giorgetti ha voluto significare che la trattativa la sta conducendo la Casaleggio Associati e che Di Maio è solo il “pupo” manovrato dal “ puparo”.Al tavolo delle trattattive sono Brufagni e Casalino a trattare mentre a Di Maio tocca soltanto andare a riferire e spiegare davanti ai microfoni.Se,come afferma Di Maio,si sta scrivendo la stroria in queste trattative per il nuovo governo, c’è da sperare che per la storia siano acquisite anche le trattative che Di Maio ha condotto con Matteo Renzi per avere l’appoggio del PD e andare al governo.Alla piattaforma Rousseau  non è stato0 detto nulla di questa trattativa  arenatasi perché il M5Stelle ha messo il veto sulla nomina di Luca Lotti, vicinissimo a Renzi, a ministro. Un veto che non appartiene a Di Maio,come quello posto su Berlusconi,poiché lui pur di andare a Palazzo Chigi avrebbe ritrattato qualsiasi veto-come ha fatto con Berlusconi- e sottoscritto qualunque accordo senza problemi di nomi.Di questa trattativa Di Maio-Renzi si è scritto e sentito poco ma a confermarla nel salotto della Gruber sono stati due giornalisti beneinformati,Paolo Mieli e Antonio Padellaro.Questo per dire che i 5Stelle, in pole position davanti alle stanze del potere, non sono diversi dagli altri,come dichiarano di essere, e se non sono andati al voto a luglio è perché dei 330 eletti al parlamento erano veramente pochi-umanamente- quelli disposti a rinunciare a 13 mila euro netti al mese sino, ad oggi percepiti senza fare nulla.Quanto al “governo del cambiamento”, mettendo a confronto le dichiarazioni di Di Maio e quelle di Salvini dopo l’incontro col capo dello Stato, si comprende che l’accordo e il contratto sono ancora lontani.Hanno chiesto ancora tempo ma i toni ultimativi di Salvini inducono a ritenere che gli ostacoli da superare non sono pochi.A parte la difficoltà di trovare per la presidenza del consiglio un nome “terzo” gradito a entrambi, è intervenuta la riabilitazione di Berlusconi a far lievitare le quotazioni elettorali del centrodestra.Sostengono analisti e sondaggisti che,in caso di voto anticipato, il centrodestra avrebbe concrete possibilità di superare il 40 per cento e andare al governo in piena autonomia.Salvini lo sa e deve soltanto decidere se gli conviene offrire il  17 per cento della Lega a Di Maio per varare il “contratto” di governo oppure mantenere compatta la coalizione di centrodestra e andare al voto da leader per vincere. E’ questa la storia che si sta scrivendo nello studio di un commercialista di Milano vicinissimo alla Casaleggio Associati non quella che Di Maio si racconta allo specchio annodandosi la cravatta d’ordinanza.