IL RAGAZZOTTO DI RIGNANO TIRA FUORI LE PALLE…..

IL RAGAZZOTTO DI RIGNANO TIRA FUORI LE PALLE…..

Siamo di quelli che di Matteo Renzi e del suo operato politico abbiamo dato giudizi feroci e impietosi per come ha ridotto il PD e per come,più in generale,ha devastato la sinistra.Dopo il responso delle urne non ci sentiamo di  riconoscergli nemmeno le attenuanti generiche,come si fa per alcuni misfatti  applicando il codice penale.Ma sarebbe ingiusto e scorretto lasciarci prendere dal risentimento nel valutare lo scenario che si è aperto,dentro e fuori il PD, dopo il crollo elettorale al 18 per cento.Si discute molto delle sue dimissioni annunciate  senza data e vincolate all’insediamento del nuovo governo.E’ stato per molti un colpo di teatro poiché, per prassi consolidata,all’indomani di una sconfitta elettorale di proporzioni mortali ,le dimissioni sono dovute e immediate. Invece no.Le dimissioni ci saranno ma a tempo e luogo mentre da subito bisogna avviare congresso e primarie per eleggere  nuovo segretario e nuovi organismi.La decisione annunciata da Matteo Renzi  ha creato molto scompiglio ai piani alti del Pd dove,evidentemente,le dimissioni le davano scontate prima ancora dell’apertura delle urne.E’ del tutto verosimile che all’interno del PD venisse perseguito l’obiettivo,sulla base dei sondaggi che davano il Pd in caduta libera, di rimpiazzare Renzi all’indomani del voto, dando vita ad un nuovo ciclo che avrebbe dovuto ricompattare gli avversari interni ed esterni di Matteo Renzi.Addirittura c’era, a quanto ha fatto capire Renzi,  già una decisione concordata di aprire trattative col M5Stelle,il cui successo può sorprendere per l’ampiezza ma non può  certamente sorprendere che  sia risultato il primo partito.Bisogna allora chiedersi perché Renzi ha deciso di resistere e di restare sul campo a gestire le consultazioni del Quirinale e le possibili variabili all’interno di alleanze forzate.Una notizia ,riportata ma smentita da Renzi , accreditava la decisione di Renzi di andarsene in settimana bianca, lontano da Roma e dalle trattative per il governo.Tutt’altro.Nei prossimi giorni,più si andrà avanti nei tentativi di dare vita ad una maggioranza possibile, più si constaterà che tutto ruota intorno al PD e chi per il PD deve decidere. Dove per PD bisogna intendere i parlamentari eletti alla Camera e al Senato.Il partito, in quanto tale,ridotto al 18 per cento, anche a finire in mano a Emiliano ,a Orlando, a Zingaretti o a Calenda non avrebbe nulla da mettere sul tavolo di eventuali trattative.I parlamentari,deputati e senatori, sono notoriamente di solida e scontata fedeltà renziana.O,almeno,dovrebbero essere.Bisogna concludere, al di là delle responsabilità che ha Renzi nella dissoluzione elettorale del Pd e della sinistra, che il ragazzotto di Rignano, al di là degli eccessi di protagonismo,ha saputo vedere lontano e premunirsi.Che si condivida o meno la sua decisione, Matteo Renzi non può pagare per tutti.Emiliano,che  vuole aprire al M5Stelle, cominci a spiegare e a rispondere,da governatore della Puglia, di  quel 45 per cento conseguito dal M5Stelle.Anche le reazioni acide che si registrano nel talk show nei confronti di Renzi da parte di quei  conduttori ed ospiti fissi che impunemente si sono prodigati in veri e propri pestaggi televisivi,la dicono lunga sul clima di ostilità preconcetta costruita intorno a Renzi.Non tocca a noi, che lo abbiamo duramente criticato, difenderlo ma onestà intellettuale e professionale ci impongono di fare analisi senza pregiudizi di appartenenza o di simpatia.Si erano preparati a fargli politicamente la pelle in previsione di una flessione elettorale certa del Pd, non fosse altro per la scissione subita con Liberi e Uguali,ed erano già pronti ad entrare nel giro delle trattative, facendo di Renzi l’unico responsabile della sconfitta.Non andrà così e per il Pd si apre una fase di grandi turbolenze. Ha sbagliato i calcoli chi ha preparato la pentola per cuocervi Renzi e non ha pensato al coperchio perché il ragazzotto di Rignano,detto in inglese, ha tirato fuori le palle.Con qualche ragione.