CONGRESSI PD: DA PIETRO INGRAO A GIUSEPPE MAZZUCA…….

CONGRESSI PD: DA PIETRO INGRAO A GIUSEPPE MAZZUCA…….

Il destino di un partito lo si può prefigurare attraverso la sua rappresentanza o nomenclatura che dir si voglia.E’ tuttora in corso lo scontro fra ciò che è rimasto del PD con Matteo Renzi e ciò che se ne è andato con Bersani,D‘Alema e il loro seguito di aficionados.Si discute e si discetta di chi rappresenta la “sinistra” storicamente intesa.Matteo Renzi avrebbe virato a destra,accettando il supporto di Alfano e Verdini,mentre Pierluigi Bersani,per salavare la “ditta”, ha fatto la scissione e rivendica di aver salvato i valori della sinistra.Le prossime elezioni politiche,nonostante i trucchi e gli aggiustamenti inseriti nella legge elettorale cha va in aula nei prossimi giorni, daranno indicazioni più precise  su come la pensa l’elettorato che va a votare,perché l’altra metà di italiani se ne starà a casa o voterà,per rabbia o ritorsione,il movimento di Beppe Grillo che è nato e si alimenta di questa rabbia. E’ luogo comune considerare il PD,nato 10 anni fa, la sintesi o “l’amalgama mal riuscito”(copyright D’Alema) di quel che era rimasto del vecchio PCI e della vecchia DC.Oggi,messi di fronte alla modestia della rappresentanza politica (non ci sentiamo di definirla èlite), è un insulto alla storia fare raffronti e rivendicare ascendenze.La vecchia “ditta” se ne è andata,con buona pace di Bersani,con Enrico Berlinguer che ha lasciato al suo partito la “questione morale” come consegna politica  per fermare la degenerazione del sistema e lo scardinamento dell’ordinamento democratico.Bene. Sappiamo tutti e constatiamo ogni giorno con quanto impegno viene affrontato, da chi ha ascendenze nella vecchia “ditta”, il dilagare della corruzione che,insieme all’evasione fiscale,ci sta portando fuori dai paesi a stabilità democratica.Dispiace dirlo ma il clientelismo e il familismo amorale praticato dai governi regionali a trazione PD riduce a folkloristica cosa il clientelismo praticato dalla peggiore DC. Le idee e le ideologie camminano sulle gambe degli uomini e questo è il punto.Se Matteo Renzi non è certamente Togliatti,De Gasperi, Berlinguer o Aldo Moro, specularmente Mario Oliverio è al di sotto del minimo sindacale per poter rivendicare ascendenze politiche e ideologiche che pur gli appartengono.Scendendo per li rami,in tempi di congressi PD nelle periferie italiche, veniamo messi di fronte a candidature che,anche a livello locale,confermano la perdita di immagine e di credibilità del PD.Non trova più persone con quozienti culturali ed etici di alto profilo da mettere in campo e deve ripiegare sulle quarte file della nomenclatura che non hanno storie e meriti politici da esibireconquistati.Si tratta di portaborse che hanno fatto carriera, di “personaggetti”teleguidati che lavorando sui tesseramenti, sulle assunzioni in Regione, su consulenze e incarichi puramente clientelari, perfettamente integrati in un sistema di potere connesso agli organismi di governo che gestiscono la spesa pubblica, hanno guadagnato spazi di manovra che li rendono imprescindibili alla vigilia di una consultazione elettorale come quella della primavera prossima.Tutto questo per dire che i congressi PD che si stanno svolgendo sono incardinati alle candidature che si dovranno decidere dopo il voto in Sicilia e la nuova legge elettorale.Il resto è una messinscena falsamente democratica,pilotata da chi ha in mano i tabulati del tesseramento e controlla le clientele alimentate dal potere regionale dove-si dice-non si muove paglia che Oliverio non voglia.E allora come leggere le candidature a Cosenza di Donato,Guglielmelli e Mazzuca ?Lasciamo da parte la considerazione che chi dei tre verrà eletto andrà a svolgere le funzioni che nella vecchia”ditta” toccò a Pietro Ingrao farsene carico in un momento difficile della federazione PCI di Cosenza e limitiamoci al fatto che i tre fanno riferimento Donato a Di Natale,Guglielmelli al duo Oliverio – Adamo e Mazzuca a Guccione, nei confronti del quale ha dimostrato fedeltà anche quando era capo della segreteria elettorale di Enzo Paolini,candidato a sindaco di Cosenza. Sono tutti  e tre “ventriloqui” dei loro padrini politici, per cui se da Ingrao si dovesse finire a Mazzuca, avremmo la conferma che il PD è in inarrestabile dissoluzione e,quel che è peggio, senza alcun rammarico per  chi è rimasto a Berlinguer e Aldo Moro e non è andato più a votare.