TRATTATIVA LUNGA PER IL GOVERNO E DI MAIO E’ GIA’ SULLA GRATICOLA….

TRATTATIVA LUNGA PER IL GOVERNO E DI MAIO E’ GIA’ SULLA GRATICOLA….

Quando mercoledì il presidente Mattarella darà il via alle consultazioni non sarà altro che l’introduzione di un rituale la cui durata è difficile prevedere.Si conoscono le situazioni di partenza,ovvero la partita a scacchi che ogni partito sta conducendo in funzione degli obiettivi che si propone.L’insistenza con la quale Di Maio e i suoi fedelissimi ribadiscono che il premier non può che essere il candidato 5Stelle in effetti nasconde una preoccupazione che prenderà corpo nelle prossime settimane.Nel merito è da escludere che  Di Maio e i suoi portavoce,per non dire di Grillo e Casaleggio,non siano consapevoli che non esiste da nessuna parte  l’obbligo del capo dello Strato di conferire l’incarico al candidato del partito che ha preso più voti.Può farlo ma non è obbligato, nel senso che l’incarico si dà a chi è in grado,dimostrandolo,di avere i numeri per ottenere la fiducia in parlamento.Di questo deve tenere conto il capo dello Stato e non delle “intimidazioni” dirette al Quirinale sulla base dell’asserzione che il “popolo” si è pronunciato a favore di Di Maio.Se si vuole parlare di popolo i numeri dicono che l’Italia ha una popolazione di 60 milioni di cui 46 milioni hanno diritto al voto.Alle urne il 4 marzo si è recato il 72 per cento degli aventi diritto,circa 32 milioni sui 46 aventi diritto.Di questi 32 milioni circa 11 hanno votato per il M5Stelle con una percentuale del 32 per cento.Su 60 milioni di popolazione e 46 milioni di elettori gli 11 milioni del M5Stelle esprimono la percentuale più alta  di consensi ma,fra astenuti e i voti a favore delle altre liste, di “popolo” sovrano ne rimane ben poco.Nè la Costituzione fa cenno,sia pure alla lontana,che è il popolo a eleggere il capo del governo.Il popolo elegge il parlamento il quale a sua volta è chiamato a dare la fiducia a chi,incaricato dal capo dello Stato, si presenta con un  programma e una squadra di governo.Scorciatoie  non ce ne sono e la creatività pentastellata sa più di goliardia che di responsabilità politica.Impareranno col tempo ma al momento è il loro infantilismo politico a preoccupare. Un Paese come l’Italia non si governa con l’arroganza e la supponenza.Nessuno,infatti,prende sul serio l’affermazione ossessiva che Di Maio “deve essere” il premier.La situazione è ben diversa e bisogna partire dai veti incrociati.Nell’ipotesi di una maggioranza di governo M5Stelle-Centrodestra c’è il veto di Di Maio e del Movimento nei confronti di Berlusconi.Gli risponde Salvini che Berlusconi non si tocca (almeno per il momento) e che lui non intende necessariamente imporre la sua candidatura ma rivendica alla coalizione di centrodestra(37%) l’incarico di formare il nuovo governo.Guardando a sinistra,nell’ipotesi di una maggioranza di governo M5Stelle-PD, c’è il veto di Renzi che controlla(almeno per il momento) i gruppi sia alla Camera che al Senato.Mai e poi mai la fiducia a un governo con Di Maio premier.Più o meno questa la situazione di cui il capo dello Stato dovrà prendere atto per poi decidere di conseguenza.Ma nel contempo sono in corso trattative su più tavoli,di centrodestra e di centrosinistra dove si lavora a soluzioni alternative.Per esempio un candidato premier  di alto prestigio istituzionale che , senza mortificare la rinuncia di Di Maio e Salvini,dia vita a un governo a scadenza ravvicinata con obiettivi limitati ma significativi.Anche nel Pd sono in corso manovre per depotenziare la forza contrattuale di Renzi che controlla i gruppi parlamentari. Anche in questo caso la proposta che circola è quella che Di Maio rinunci alla candidatura a premier e il PD darà il sostegno a un governo 5Stelle-PD guidato da una personalità di profilo istituzionale.Queste ipotesi, per essere verificate, richiedono tempo ma soprattutto impongono dei passaggi preliminari.Oggi tutti fanno muro nei 5Stelle sulla candidatura di Di Maio ma,quando si sarà verificata l’impossibilità di trovare una maggioranza sul suo nome,se gli verrà chiesto di farsi da parte non potrà dire di no.Per amore della causa e della rivoluzione populista.Di Maio lo sa come sa che servono tempi lunghi nelle consultazioni di Mattarella per logorare la sua candidatura.I beneinformati sulle manovre dei palazzi romani dicono che,di fatto,Di Maio è già sulla graticola.Questione di tempo.