AL SUD MAFIA CAMORRA E ‘NDRANGHETA NON HANNO VOTATO

A rileggere le analisi e i commenti autorevoli fatti a caldo,dopo il responso delle urne al voto del 4 marzo, non si trova nessun accenno ai condizionamenti che solitamente vengono attribuiti ai poteri criminali nelle consultazioni elettorali.

C’è stata una rimozione del problema o, almeno, di un aspetto che ha sempre trovato uno spazio di analisi in tutte le consultazioni elettorali. A rompere il silenzio su questo aspetto certamente non secondario, per avere un quadro completo sui flussi da un partito all’altro, ha provveduto il governatore della Campania Vincenzo De Luca, personaggio sanguigno dalla battuta tagliente e fomentatore riconosciuto di dure polemiche.

In una assemblea del PD svoltasi a Napoli per analizzare il voto, De Luca si è chiesto se a Casal di Principe, realtà campana ad alta densità camorristica, il M5Stelle ha conseguito un risultato, rispetto alle politiche di 5 anni fa, che esula e va al di là della crescita fisiologica che un partito può avere. De Luca parla di un 72 per cento di consensi per il M5Stelle che è più del doppio rispetto al 2013 ma c’è chi lo corregge sostenendo che in effetti si tratta del 52 per cento.

Naturalmente c’è chi ha legittimamente protestato per l’arbitraria criminalizzazione del voto a Casal di Principe ma pur concedendo che De Luca abbia volutamente esagerato, l’interrogativo sul ruolo che può avere avuto l’influenza dei poteri criminali sul voto meriterebbe una risposta. E non per sminuire o sporcare i voti ottenuti dai “grillini” ma per capire quanto può aver pesato il condizionamento dei poteri criminali. In Sicilia lo si è fatto per i socialisti ai tempi di Craxi e di Martelli, nel 94 lo si è fatto per Berlusconi e Forza Italia che fecero il pieno di tutti i seggi  e non si vede perché sottrarsi all’interrogativo oggi che in Sicilia il M5Stelle ha conquistato tutto quello che c’era da conquistare al punto che  non ha potuto attribuirsi un seggio perché i candidati sono risultati insufficienti a ricoprire tutti i seggi conquistati. Va da sé che, se dovesse emergere una qualche influenza sul voto in favore del M5Stelle, non vuol dire che i poteri criminali si sono convertiti alla democrazia e alle sue regole. Ci si dovrebbe chiedere, semmai, in quale logica e con quali obiettivi.

Si sapeva che nessuno avrebbe vinto come si sapeva che sarebbe stato molto difficile formare un governo stabile e che tale instabilità era surrettiziamente  incorporata nella stessa legge elettorale poiché, sondaggi alla mano, si dava per scontato che il M5Stelle sarebbe stato il primo partito. La sua vittoria, per quanto paradossale possa sembrare, garantiva l’instabilità. Ce n’è abbastanza per spiegare un eventuale orientamento dei poteri criminali a favorire il M5Stelle. Ovviamente a sua insaputa.

L’unica conclusione che non si può accettare è che mafia, camorra e ‘ndrangheta si siano astenute. Al sud  come al nord.