UN GOVERNO PER VOTARE A GIUGNO…..SE NON PRIMA

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Abbiamo assistito alla crisi di governo più sbrigativa di tutta la storia repubblicana e certamente qualche merito l’avrà il capo dello Stato che, vista la mancanza di alternative,ha dovuto subire le indicazioni di Mattteo Renzi,l’unico a vincere.Anzi a stravincere.  E’ riduttivo  titolare “governo fotocopia” o “renzi bis”.Si è andati oltre,un vero sberleffo a chi lo voleva finito politicamnente, a vendere cartoline ai turisti su Ponte Vecchio a Firenze.Il film delle dimissioni, dovute dopo l’esito del voto referendario,a rileggerlo tutto dall’inizio,ci racconta di un Renzi e di una Boschi che personalizzano l’esito del referendum e vi innestano le dimissioni conseguenti se vince il no.Nel corso della campagna elettorale,sollecitati da più parti,in primis da Giorgio Napolitano,cercano di fare marcia indietro, di separare le sorti del governo da quelle personali ma i comitati del No stanno loro addosso e li incatenano all’incauto annuncio delle dimissioni promesse.E’ pur vero che sono stati in molti, Bersani compreso, ad affermare che se avesse vinto il No Renzi non era obbligato a dimettersi.  Ma la precisazione rimaneva ambigua.Se non le dimissioni, cosa allora? Quando si arriva alla notte del 60 per cento dei no contro il 40 per cento dei Si è Matteo Renzi a giocare di anticipo e,senza nemmeno anticiparlo a Mattarella, sulla base dei soli exit- pull, va in TV e annuncia le dimissioni da premier. Ma non da segretario del PD.Questo non l’aveva promesso e l’abbandono della politica genericamente inteso si presta a più interpretazioni. Deve essere il congresso del PD prossimo venturo a farlo fuori e non una subordinata al risultato referendario, non prevista e non dovuta.Ma a ben vedere l’eventuale “totale” abbandono del campo di Renzi non era quello che effettivamente volevano i vincitori del NO.La domanda senza risposta era:fatto fuori Renzi chi è in grado di fare un governo e con quale maggioranza?Ad elezioni subito non a tutti conveniva andare. E poi con quali regole? Quanto a regole diverse per Camera e Senato  il capo dello Stato è stato esplicito e irremovibile da subito.La contromossa di Renzi è stata la sua disponibilità ad accettare uin reincarico soltanto per un governo di necessità con il coinvolgimento di tutte le forze disponibili. Sapeva che non c’erano le condizioni  e,consapevole della mancanza di alternative e giocando sui fattori esterni alla crisi,Bruxelles e banche, ha dettato lui le condizioni,da segretario del maggior partito in campo, per il varo di un nuovo governo. Nomi e collocazioni nei singoli ministeri fanno capire a colpo d’occhio che si tratta di un governo blindato in chiave renziana, a partire da Gentiloni ,che non è un gladiatore della politica ma nemmeno uno yes man.Del resto,responsabile quanto gli altri ministri dell’azione del governo dimissionario,come poteva dire no a Matteo Renzi? Se, a crisi risolta, si scrive e si afferma che la soluzione della crisi è una beffa perché Renzi è più potente di prima e tutti gli altri,in termini di maggior potere,sono stati promossi, a cominciare dalla Boschi, lo si deve al fatto che non c’erano alternative. Il PD si è ricompattato con tutte le sue correnti intorno a Renzi che ha ringraziato  del sostegno ridistribuendo i ministeri secondo accordi e fedeltà.Ha lasciato fuori la sinistra interna,quella di Bersani,D’Alema e Speranza che avevano fatto campagna per il NO.Ed ha lasciato fuori anche Verdini e i suoi che non l’hanno presa bene.Non è chiaro se l’esclusione di Verdini è il prezzo che Renzi ha dovuto pagare per ricompattare il partito intorno alla sua segreteria ed alla sua agenda politica che prevede, in sequenza, la nuova legge elettoraole,le primarie e il congresso del PD,le elezioni entro giugno-se non prima- e il suo ritorno a Palazzo Chigi.E non venga fuori qualcuno a dire che il ragazzo di Pontassieve non ha  le idee chiare su quello che vuole. L’esclusione di Verdini però espone il governo di Gentiloni al rischio imboscate in Senato dove la maggioranza ufficiale è risicatissima.E qui viene fuori il sospetto che Renzi abbia sottoscritto con Berlusconi una polizza assicurativa, placenta di altri accordi a venire, se dovesse sentire puzza di bruciato e di intrighi.Il prezzo da pagare,probabilmente, è una legge elettorale condivisa con tutte le diffidenze figlie dell’accordo fallito del Nazareno.Si vedrà.Per certo si ha davanti una campagna elettorale lunga da qui a giugno.Se non prima.Perchè da qui a giugno si va per bande: chi per vincere,chi per rivincere,chi per non perdere e chi per non scomparire.